Dom. delle Palme anno C: festa!


Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo (Lc 23,33-49).

Inizia oggi con la domenica delle Palme la settimana santa, dove nella liturgia rivivremo i misteri centrali della nostra salvezza: la passione, morte e risurrezione di Gesù! Oggi riviviamo l’accoglienza festosa che la gente riservò a Gesù all’entrata di Gerusalemme: tutti acclamano il Messia, agitano rami di palma perché è giunto il liberatore! Sì, eccolo e finalmente entra a Gerusalemme per conquistarla … anzi no… per consegnarsi e morire. Che strano Messia, diremmo! Eh sì, Gesù, cioè Dio in mezzo a noi, non trionfa alla maniera umana, ma alla maniera divina: amando e perdonando nonostante il rifiuto delle sue creature! Qui è la sua Onnipotenza: nell’amore e nel perdono infinito, anche verso quelli che prima lo osannavano e dopo un po’ lo vogliono morto! Sì, Gesù ama fin dove noi non siamo capaci di amare, perdona fin dove noi non arriveremmo mai a perdonare per renderci come Dio, capaci di amare come Lui! Questa domenica vogliamo riflettere su due aspetti. Il primo è la grandezza della misericordia di Dio, che in Gesù si fa carne: Lui, l’innocente, prende su di sé tutto il male, tutto peccato e le sue conseguenze e volontariamente si sacrifica per noi. Dio non può sopportare di vedere le sue creature ferite dal peccato, perse e viene a salvarci: e nella passione lo vediamo tacere davanti a insulti e accuse; sopportare l’ingiusta condanna, nonostante sia Pilato che Erode non avessero trovato in lui alcuna colpa; perdono sia i discepoli che lo tradiscono, sia i suoi carnefici: “Padre, perdonali, non sanno quello che fanno”; pensate, appena il ladrone si pente, subito gli dice: “oggi sarai con me in paradiso!”. È davvero un amore traboccante, eccessivo, divino! Come averne paura? Come non aprirgli il cuore? Pensiamo alla differenza tra Pietro e Giuda. Tutti e due tradiscono Gesù, entrambi ne provano dolore, eppure le loro storie finiscono in modo diametralmente opposto. Perché? Perché Pietro ebbe fiducia nella misericordia di Dio, Giuda no!... 

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