Dom. di Pasqua C: facciamo Pasqua!


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,1-9)

Alleluia, Cristo è risorto! È veramente risorto! La Vita ha vinto la morte, l’Amore il peccato, la Verità la menzogna! Gesù ha fatto Pasqua, cioè è passato da questo mondo al Padre, per spalancarci le porte del cielo e donarci, se lo accogliamo, il Suo Amore, il Suo Spirito e con esso il perdono dei peccati e la vita eterna! La morte così non è più un capolinea, ma una stazione intermedia che culmina presso il Padre: il vero volto della morte è l’incontro con l’amore, con Dio! La Pasqua degli ebrei, cioè il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della terra promessa, era solo una pallida figura della vera Pasqua: accogliendo Cristo possiamo passare dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio, dal vivere centrati su noi stessi al vivere per gli altri: “E’ uno scrollarsi di dosso le mille catene che ci tengono schiavi… infatti siamo schiavi delle cose, dei comodi ai quali non sappiamo rinunciare; schiavi dei pregiudizi e delle mode; schiavi soprattutto dei peccati, perché chiunque commette il peccato è schiavo del peccato (Gv. 8, 34). Dio, a Pasqua, ci chiama a uscire, a ribellarci a tutto ciò, a destarci dal sonno terribile in cui siamo immersi, ad alzarci e a metterci in cammino… Aprirci a Dio… non è un invito astratto: Egli entra nella nostra vita Bisogna spalancargli le finestre… esporre la nostra vita al suo giudizio e al suo perdono” (R. Cantalamessa). Perciò facciamo Pasqua: lasciamoci perdonare da Dio nella confessione e risorgiamo a vita nuova...

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