IV Dom. di Pas. anno C: voce del pastore!

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,27-30).

Siamo nella domenica del “buon pastore”, in cui la Chiesa invoca da Dio il dono di tante e sante vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio, perché tanti giovani abbiano il coraggio di ascoltare e seguire la voce di Gesù: vieni e seguimi! In questo vangelo Gesù ci parla utilizzando un’immagine molto comune a quel tempo in Palestina: quella del pastore. La cosa che ci sorprende è che questo pastore non è come tutti gli altri: ha una relazione di affetto speciale con le sue pecorelle, esse le seguono e lui dà loro la vita eterna e sono così al sicuro che nessuno le può portare via dalla sua mano! Anzitutto le pecorelle sono tali perché ascoltano; non era raro vedere dei greggi mischiati nello stesso riparo per la notte e al mattino, i due pastori chiamare le proprie pecorelle che si dividevano, seguendo ciascuna la voce del proprio pastore! Nell’Antico Testamento ascoltare indica un sentire profondo a cui segue l’obbedire. Ecco, la nostra relazione con Dio parte da questo grande segreto: ASCOLTARE!, cercando poi di seguire, cioè mettere in pratica quanto udito! La fede, dice san Paolo, dipende dall’ascolto! Tanti non sentono se non quello che gli conviene; altri sentono ma non ascoltano (basti pensare il tasso di distrazione durante le messe); altri ascoltano ma poi non mettono in pratica, e dopo anni di cammino, sono sempre fermi allo stesso punto… 

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